Caduta dei capelli: significati e conseguenze sul piano psicologico e sociale
La caduta dei capelli biologicamente non ha effetti negativi sull’organismo. Biologicamente i capelli non hanno scopo funzionale per la specie umana che potrebbe vivere bene anche senza, quindi calva. Si ipotizza che in un futuro molto lontano i capelli come anche i peli potrebbero essere considerati inutili e quindi eliminarli con assidue depilazioni.
Questa previsione si prospetta in relazione al clima terrestre che, si prevede, ci porterà sempre più a vivere in ambienti chiusi. La domanda allora è la seguente: perché gli uomini, ma anche e soprattutto le donne di oggi soffrono terribilmente per la perdita dei capelli? Perché la calvizie affligge con stati d’animo talvolta insostenibili tanto da indurre i malcapitati anche all’ aiuto di dermatologi, psicologi e centri specializzati?
La ragione può essere ricercata in antropologia e psicologia.
La caduta dei capelli nella donna è particolarmente drammatica: nella nostra cultura la donna viene identificata con una folta e lunga chioma di capelli. Mentre l’uomo è rappresentato tendenzialmente con capelli più corti. Siamo pertanto atavicamente abituati a ritenere femmina colei che ha lunghi capelli e maschio colui che ha capelli corti.
In realtà, le differenze tra uomo e donna sono essenzialmente di ordine biologico.
Anche se la velocità di crescita dei capelli è uguale nei 2 sessi, l’uomo ha un ricambio più veloce anche di 2 o 3 volte rispetto alla donna; nell’uomo il periodo di anagen dura nella media circa 3 anni a differenza della donna che dura invece tra i 6 e i 10 anni. Nell’uomo il capello cadrà in teoria intorno ai 30/35 cm mentre nella donna potrà raggiungere la lunghezza di ben oltre 1 metro. In natura, la lunghezza dei capelli ha un ruolo determinante in quanto siamo ancestralmente abituati a considerare donna l’ individuo con capelli lunghi e maschio quello con capelli corti. Tuttavia la perdita dei capelli nell’uomo ma anche nella donna può essere vissuta come perdita di virilità dal maschio e come perdita della femminiltà dalla donna.
I capelli nella mitologia
La storia e la mitologia a questo proposito ci forniscono numerosi riferimenti ai capelli come sede di forza, fertilità e virilità. Un riferimento per tutti è quello a Sansone che aveva nei capelli la sede della sua forza e che subì la sconfitta da parte dei Filistei proprio a seguito dell’ evirazione per mano della sua donna. Nella cultura occidentale una folta chioma di capelli costituiva un indispensabile segnale distintivo per la potenza di un Re. Gli esempi più significativi ci vengono nell’ epoca più remota da Giulio Cesare che iniziò a camuffare la calvizie con astuti riporti di capelli insieme alla corona di alloro fino ai tempi più recenti con le rigogliose parrucche di riccioloni usate da Luigi XIV come camouflage.
La calvizie come un aspetto di prematuro invecchiamento
In occidente come anche nell’area orientale del pianeta, la calvizie conferisce un aspetto di prematuro invecchiamento ed un chiaro decadimento estetico che genera nella persona che ne è colpita, donna o uomo, un senso di insicurezza e inadeguatezza in ambito sociale. La società in generale ha sempre più riposto nei capelli significati distintivi e complessi e di conseguenza la loro perdita è nella maggioranza dei casi subita come una sorta di regressione ad uno stato asessuato ed infantile e nel contempo come perdita di potenza, come precoce invecchiamento, come, in casi estremi senso di castrazione e perdita di virilità. Nella storia dell’ antropologia sociale nessuna cultura è mai stata indifferente aiproblemi derivanti dalla perdita dei capelli.
Redazione scientifica Istituto Giglio